martedì 16 settembre 2008

Il futuro… che non ci state garantendo - Luc@



Ho deciso di scrivere queste righe spinto da alcune considerazioni fatte dopo aver ascoltato alcuni passaggi della trasmissione televisiva “Porta a Porta” di lunedì 15 settembre, alla quale
ha partecipato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Durante la trasmissione di ieri sera è stato “sfiorato” il tema del lavoro (dico “sfiorato” perché il tema avrebbe meritato un’attenzione maggiore).

E’ stato stimato che il numero dei lavoratori precari in tutto il paese ammonta al 13% circa della forza lavoro (curioso che il gettito derivato dai contributi versati dai precari però sia una delle principali voci che determinano l'attivo dell'INPS: si stima che i lavoratori precari hanno finora contribuito con circa 33 miliardi di Euro, che sono stati impiegati per colmare il disavanzo dell’ente pensionistico –fonte Wikipedia).

Inoltre è stata citata la norma che prevede la “detassazione degli straordinari”
(che, a detta del Premier, non sarebbe stata ben recepita… come se tutti nella vita potessero fermarsi oltre l’orario di lavoro, quando per gli spostamenti, nel nostro paese, se va via, se va bene, un’ora fra andare e tornare dal posto di lavoro).

Il precario però non ha modo di fare straordinari.

La maggior parte dei lavoratori precari è normalmente a disposizione delle aziende per otto ore al giorno (non registrate, ovviamente, altrimenti si tratterebbe di lavoro “subordinato”).
Non capisco come lo Stato e il Fisco permetta questa “truffa” nei propri confronti.
Un azienda che si comporta in questa modo froda il lavoratore e lo Stato.

Una delle poche cose buone che sono state fatte dal precedente Governo è stato il mettere un “tetto” di trentasei mesi ai contatti a termini, dopo i quali l’azienda deve assumere o lasciare a casa il lavoratore.
E se il lavoratore cambia azienda ? Si ricomincia da capo, pare…
Questo tetto ha dei limiti, come potete vedere.

Il lavoratore “precario” non gode, a differenza dei suoi colleghi, degli stessi contributi,
della “tredicesima” e dell’eventuale “quattordicesima”, degli eventuali “premi di produzione”
e delle eventuali “convenzioni” spettanti ai dipendenti.

Come si fa a garantirsi un futuro in questo modo ?

Come faccio a garantirmi un tenore di vita accettabile, considerando il potere di acquisto dei salari, oramai crollato, a prendere degli impegni, stipulare un mutuo… metter su famiglia ?

Il ricorso ai “contratti di apprendistato” è oramai ridicolo a vantaggio di altre formule come co.co.pro o partite Iva.

D’istinto, vorrei che la questione dei contratti venisse affrontata a livello “Europeo”,
ma poi mi rendo conto che, forse, sarebbe troppo.

Mi chiedo allora, se c’è qualcuno che possa prendere a cuore la situazione di tanti giovani
che vorrebbero solo vivere tranquilli e dignitosamente.
Qualcuno che si impegni a contrastare il lavoro “sommerso”, a garantire ai “precari” gli stessi diritti di molti loro colleghi (a livello contributivo, previdenziale e di benefits), qualcuno che garantisca allo stato le stesse entrare che garantisce un lavoratore dipendente,
qualcuno che si impegni per ridurre l’altissimo numero di morti sul lavoro…

Eppure, sembrano sempre esserci mille problemi, mille priorità da affrontare prima del nostro,
la compagnia area in difficoltà, la crisi finanziaria, gli impegni internazionali da rispettare…

Vorrei che ci si potesse sedere tutti intorno ad un tavolo, provando a ragionare,
lavoratori, sindacati, aziende…

Chissà che non venga fuori qualcosa di valido.