lunedì 14 giugno 2010

Flessibilità, arma per crescere. Ma di quale flessibilità parliamo ? - Luc@




Mi avrebbe fatto piacere partecipare all'annuale assemblea di AssoLoambarda che si è tenuta questa mattina presso l'auditorium Verdi di Milano
(http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_giugno_14/Querze-assolombarda-chiede-svolta-senza-tabu-1703193867176.shtml).

La convention si è aperta sulle note di Bob Dylan
volute dal suo presidente, Alberto Meomartini.
I versi del cantante sono stati scelti per ammonire Milano e il Paese rispetto alla necessità del "cambiamento".
Un "cambiamento" necessario e che, udite udite, deve far perno sulla
"flessibilità" che è diventata un imperativo categorico se si vuole competere con qualche chance in un mondo globalizzato.

Viene da chiedersi cosa si intende per flessibilità.
A ben pensare si potrebbe interpretare la parola flessibilità come "orari più morbidi e aperti, aperture di esercizi commerciali meno vincolate e meno rigide, un approccio più flessibile da parte delle istituzioni nei confronti delle aziende e dei piccoli".
Spero che non si voglia invece estendere la flessibilità ai giovani lavoratori o alle nuove leve: di lavoratori precari a finti progetti
che lavorano per la maggior parte otto ore al giorno senza avere riconosciuti i contributi e i diritti dei loro stessi colleghi iniziamo ad averne fin troppi.

Ecco, vorrei che ci spiegassero di quale flessibilità intendono avvalersi per far ripartire l'economia.

Non mancherò di aggiornarvi sui futuri sviluppi.

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