venerdì 13 marzo 2009

Lettera alla signora Biagi - Luc@


Signora Biagi mi chiamo Luca, ho 30 anni e sono un lavoratore attualmente
"precario", da tempo seguo il tema “lavoro e precarietà”.
Mi permetto di scriverle da Milano (la "grande" Milano... quella che un tempo era chiamata la "capitale morale ed economica del paese) dopo aver letto questa mattina un articolo sul Corriere della Sera, che le riporto in calce a questa lettera,
nel quale era riportata una frase attribuita a suo marito (da lei pronunciata durante un incontro),a seguito delle minacce ricevute poco prima del tragico attentato.

La frase era: "Eppure non posso smettere. No, proprio ora che mi trovo al momento giusto e nel posto giusto per riuscire a fare qualcosa che aiuti i disabili, le donne e chi perde il lavoro a 40 anni... No, non posso smettere".


Signora questa frase mi ha davvero colpito, perché, mi perdoni, non avevo finora capito lo spirito di suo marito.

Per anni ho pensato che quella che chiamiamo "legge Biagi" non fosse la legge che davvero avrebbe voluto suo marito.
Dopo aver letto questa sua dichiarazione, signora Biagi, ne sono ancora più convinto !

Per me, per i milioni di precari che ci sono nel paese, vorrei che mi/ci dicesse cosa pensa di quella che attualmente è chiamata "legge Biagi".

Non posso credere che la legge così com’è oggi e che porta il nome di suo marito è la somma del pensiero di Marco Biagi, una legge che non fa sentire noi precari allo stesso livello dei nostri colleghi assunti a tempo indeterminato, permette alle aziende di tenere una persona a progetto per anni risparmiando su contributi e permette loro di versare un misero obolo all'ente di previdenza, non prevede adeguati ammortizzatori sociali, non ci garantisce un futuro e serenità, non garantisce i ragazzi che effettuano degli stages.

La legge così com’è è incompleta.

Secondo il mio modesto parere, signora, non c'è però la volontà di cambiarla, di modificarla, di migliorarla, è diventata praticamente intoccabile.

Dal punto di vista giudiziario è stata fatta giustizia per Marco Biagi, anche se
nessuna sentenza potrà colmare il vuoto dovuto alla perdita di suo marito.

Però vorrei che il la legge che porta il nome di suo marito fosse amata dai giovani, che rispecchi le nostre speranze e i nostri diritti.

Signora mi creda, oggi non è così, molti ragazzi oggi non stimano Marco Biagi,
al contrario, gli addossano colpe e lacune che probabilmente non sono nemmeno sue.

Dal punto di visto legislativo vi sono milioni di persone che attendono delle risposte, delle sicurezze sul proprio futuro, risposte che non arrivano da nessuna parte.
E di certo queste risposte non arriveranno dal Professor Tiraboschi, direttore del Centro Studi Marco Biagi e presidente di ADAPT, il quale, avendo letto le sue dichiarazioni e avendo assistito ad un suo recente intervento, mi chiedo se sia dalla "nostra" parte o più da quella di Confindustria (per citare un’organizzazione vicina alle imprese e non ai lavoratori).

Spero che mi, e ci, possa illuminare a riguardo.

Qualora dovessi o potessi passare per Bologna mi farebbe piacere incontrarla.

Con profonda stima

Cordiali saluti

Luca



La vedova Biagi: io, Marco e la lotta per i disoccupati

«La sera prima mi disse: non posso smettere»

Dopo 7 anni di silenzio la vedova di Marco Biagi parla del marito nell'aula del consiglio comunale di San Lazzaro di Savena

DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA — Le prime parole in pubblico. Dopo sette anni. Un
ricordo privato. Lui preoccupato per quella scorta che il ministero gli aveva
tolto. Lei che lo incoraggia a tenere duro. Lui che la guarda, le dà ragione,
mai immaginando che solo 24 ore dopo sarebbe morto sotto i colpi di un commando di brigatisti rossi. La tragedia di Marco Biagi, giuslavorista e consulente di vari ministri (l'ultimo fu Roberto Maroni), padre del Libro Bianco e tra gli autori del Patto sul Lavoro, trucidato dalle Brigate rosse il 19 marzo del 2002 all'età di 51 anni, si è materializzata ieri sera nell'aula di un piccolo consiglio comunale alle porte di Bologna, San Lazzaro di Savena.

All'improvviso, sfuggendo a qualsiasi copione, la vedova Marina Orlandi ha
ricordato uno degli ultimi episodi della vita del marito e, forse, della loro
stessa vita matrimoniale. Era il 18 marzo 2002. Marco Biagi, come tutti i
giorni, era rientrato a Bologna, nella casa di via Valdonica 14, nell'ex ghetto
ebraico, poco lontano dalle Due Torri, dopo essere sceso dal treno che lo
riportava da Modena, dove insegnava all'Università, e dopo aver percorso in
sella alla sua bicicletta vicoli e portici del centro storico. Non sapeva che
occhi nemici lo controllavano da tempo. Non sapeva che la sua sorte era
segnata. Era un uomo turbato. Che aveva ricevuto minacce. Si occupava di
lavoro, di precariato: temi delicatissimi, potenzialmente mortali, come aveva
tragicamente confermato l'omicidio di Massimo D'Antona, anche lui consulente di governo.

Eppure a Biagi, in un terribile mix di ottusità burocratica e
negligenze amministrative, era stata tolta la scorta. «Quella sera— ha
ricordato ieri Marina Orlandi nel silenzio quasi solido dell'aula consiliare —
Marco mi riferì la sua preoccupazione e la sua amarezza per il fatto di non
aver più alcuna difesa. Eppure, disse, tratto questioni cruciali».

Fonte Corriere della Sera

2 commenti:

Unknown ha detto...

Gran bel post. Anch'io sono precario e anch'io mi rivedo in quello che scrivi quando noti la distonia tra il pensiero di fondo dell'uomo Biagi (pro difesa dei lavoratori) e l'effettiva attuazione della "sua" legge (pro precariato infinito). Per capire come la intendono i giovani oggi, ti segnalo questa illuminante vignetta di Arnald

Unknown ha detto...

mi unisco ai complimenti...hai ragione nel dire che Biaggi non avrebbe voluto una legge del genere (anche se qualche errore evidentemente c'era). E'stata monipolata e riproposta ad uso e consumo delle aziende che possono sfruttarci senza darci uno straccio di sicurezza su quello che sarà il nostro futuro. Da oggi in poi seguirò constantemente il tuo blog, sia perchè è molto bello (complimenti), sia perchè sono ansiosa di conoscere la risposta della signora Biagi. Nel frettampo, se ti va, e se hai voglia, potremmo scambiarci i link dei nostri blog. Il mio è http://www.showfarm.com/web/vitadastragista/home. Lasciami un commento così capisco e ti inserisco tra i siti amici!
a presto!
ciao