martedì 17 marzo 2009

Palermo: 1.300 famiglie senza stipendio - lettera

Ciao ,
il mio lavoro, dal 6 settembre 2001, consiste nel rispondere al telefono. A Palermo presso l'azienda che gestisce da sette anni il call center Alitalia. Siamo in 1.300 e rispondiamo per diversi servizi, tutti legati al mondo del trasporto aereo e delle telecomunicazioni. Rispondiamo sette giorni su sette, 24 ore su 24, festivi inclusi. Io ho 31 anni e una bimba di 18 mesi. Ho cominciato a lavorare qui a sei mesi dalla mia laurea in lingue nel 2001 e, ahimé, non ho più smesso. Non che la cosa sia tragica come potrebbe sembrare. Non è detto che il lavoro di assistente telefonica, operatrice di call center, help desk specialist (è divertente quante perifrasi utilizziamo i miei colleghi e io quando ci chiedono che lavoro facciamo) sia degradante o poco gratificante. Penso sempre che la gente dovrebbe, per legge, fare per una settimana almeno il lavoro degli altri prima di giudicarlo in un modo qualsiasi.
Veniamo al dunque: prima di «fallire», Alitalia si è scordata di pagare alla mia azienda 2.800.000 euro per i servizi resi negli ultimi mesi. Inoltre, il 40% di Alicos che era di proprietà di AZ, è stato messo in vendita da Fantozzi al miglior offerente. Pochi giorni fa l'azienda ci ha informato che, a causa della sua capacità economica ridotta, non ci saranno per il momento corrisposti gli stipendi di febbraio. 1.300 persone, 1.300 famiglie a Palermo senza stipendio. Hanno certo un peso specifico inferiore rispetto ai cassintegrati Alitalia (a cui vengono garantiti ammortizzatori sociali mai avuti da nessun altro lavoratore a fronte della perdita del proprio lavoro). Nessuno ne parla. 1.300 giovani palermitani che non sanno cosa ne sarà di loro nel prossimo futuro non fanno rumore.

Barbara Muratore , barbara.muratore@gmail.com

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