venerdì 30 gennaio 2009

"Lei è troppo qualificato"... e poi chiudono (i battenti ndr) - lettera



Lettera inviata al blog di Beppe Severgnini "Italians" (http://www.corriere.it/solferino/severgnini/)

Caro Beppe,
seguendo il filo di parecchi messaggi che ho letto qui, vorrei portare alla tua attenzione un dettaglio che mi pare sfugga a molti. Sono felicemente emigrato in Svizzera da poco meno di un anno, dove sono stato spinto da una semplice e banale considerazione: ho circa 50 anni, un curriculum invidiabile nel campo informatico (così dicono gli "head hunter") e ho lavorato quasi ovunque nel mondo. Ebbene, facendo il free lance in Italia, ad ogni colloquio con grandi aziende di consulenza ho sempre sentito dire "lei è troppo qualificato" oppure, in alternativa, "il profilo è il perfect fit, ma non ora". Sono riuscito, per anni, a rimediare incarichi da "Mission Impossibile" (questo contratto si autodistruggerà entro 3 mesi): bada bene, non ho mai chiesto più del prezzo di mercato. Poi, un giorno, per caso, un imprenditore svizzero a Basilea mi ha semplicemente detto: "Sei molto qualificato, ti offriamo un contratto a tempo indeterminato, se firmi qui quella è la tua scrivania". Il resto è storia per me, ma una lezione per quelle aziende italiane che "lei è troppo qualificato" e poi chiudono. Non te le cito qui, magari ne parliamo a fianco della prossima pizza, ma sembra che in Italia, dopo i 35 anni i consulenti del mio settore, l'informatica, vengano sciolti nell'acido e spariscano per sempre: ogni offerta di lavoro riporta una patetica riga "Età max. 35 anni". Giusto dare spazio ai giovani, giustissimo, ma qualcuno che dia loro una mano a crescere no? Ma soprattutto, perchè se hai il background invidiabile devi restare a casa oppure emigrare? Comunque li ringrazio tutti, i grandi direttori delle risorse umane dallo stipendio di giada: senza loro non avrei mai scoperto un Paese nel quale "senso civico" non è un cartello stradale per la zona pedonale. Saluti dalla ridente Basilea.


Autore M. Ieva