mercoledì 31 marzo 2010

Lavoro, Napolitano non firma - notizia

Il presidente Napolitano ha rimandato alle Camere il disegno di legge che ipotizzava un arbitrato per i licenziamenti e che ha fatto recentemente insorgere l'opposizione e la Cgil esprimendo
forti perplessità e per "una così ampia delegificazione".
Mi auguro che al prossimo giro la legge risulti fortemente migliorata e con più tutele per il lavoratore.
I tempi di pronunciazione della giustizia sulle cause sono comunque troppo lunghi.
Luca

lunedì 22 marzo 2010

Collaboratori a progetto: l'indennità per chi ha perso il lavoro - articolo dalla rete



L'Inps ha finalmente emanato la circolare che stabilisce requisiti e modalità da seguire per i collaboratori a progetto che hanno perso il lavoro e vogliono usufruire del bonus una tantum previsto dalla Finanziaria.

Chi ha diritto al bonus
La cifra riconosciuta ai co.pro. è pari al 30% del reddito percepito nel 2009, ma non può superare i 4.000 euro. Per accedere al bonus, i collaboratori devono rispettare alcune condizioni:

  • lavorare per un solo committente che ha interrotto il rapporto di lavoro;
  • aver conseguito nel 2009 un reddito lordo compreso tra 5.000 euro e 20.000 euro;
  • aver lavorato almeno tre mesi nel 2009 e almeno un mese nel 2010. Deve cioè risultare che il datore di lavoro ha accreditato i contributi, corrispondenti ai mesi lavorati, presso la gestione separata dell'Inps;
  • essere senza contratto di lavoro da almeno due mesi.

Come fare domanda
La domanda per usufruire dell'indennità deve essere presentata entro 30 giorni dalla data in cui risulta concluso il rapporto di lavoro. Può essere inviata per posta con raccomandata a/r o consegnata di persona alla sede Inps competente in base alla residenza. Allo stesso modo, ci si può rivolgere a un patronato che gratuitamente vi assiste nella compilazione e nell'invio del modulo.

Come per tutti gli altri ammortizzatori sociali, anche questa indennità prevede, per l'erogazione, che insieme alla domanda sia consegnata una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro o a un percorso di riqualificazione professionale.

Fonte: www.altroconsumo.it

venerdì 19 marzo 2010

L’eredità di Marco Biagi oltre i conformismi vecchi e nuovi - articolo



Caro Direttore, questa sera a Bologna, alle otto e cinque, molte persone di idee diversissime tra loro arriveranno in bicicletta davanti al portico di via Valdonica 14, dalla stazione ferroviaria: è il percorso che Marco fece per l’ultima volta il 19 maggio 2002. Intanto a Modena, per coltivare il suo contributo al progresso della cultura del lavoro, sono riuniti per tre giorni studiosi di tutto il mondo e di tutti gli orientamenti, come ogni anno, per iniziativa della Fondazione Marco Biagi. Perché questa stessa serenità nel far rivivere la sua eredità non riesce ad affermarsi tra le forze politiche e sindacali? La sola risposta che riesco a dare è questa: sul terreno politico come su quello sindacale otto anni non sono bastati per superare il micidiale gioco sistemico di faziosità contrapposte che si scatenò quando la legge Biagi venne proposta e poi varata. Allora la maggioranza di centrodestra la presentò — falsamente— come la legge che avrebbe reso il mercato del lavoro italiano "il più libero e fluido d'Europa"; e all’opposizione non parve vero di prendere la maggioranza in parola, demonizzando quella legge come la "liberalizzazione selvaggia", lo smantellamento del sistema delle protezioni del lavoro.

Poiché almeno su questo punto maggioranza e opposizione erano sostanzialmente d'accordo, l'opinione pubblica si convinse che le cose stessero proprio così. Salvo poco più tardi dover constatare che quella legge non aveva cambiato neppure una virgola della disciplina del rapporto di lavoro regolare a tempo indeterminato e non aveva creato alcuna forma di lavoro "precario" che non esistesse già prima: si era limitata a riconoscere e a regolare, più severamente di prima, rapporti di lavoro marginali già da tempo in via di crescente diffusione. Durante la legislatura prodiana, il ministro del lavoro Damiano utilizzò largamente proprio la legge Biagi per arginare gli abusi delle collaborazioni autonome. Ciononostante la maggioranza di allora cercò affannosamente qualche cosa da abrogare di quella legge, senza trovarlo; e alla fine, disattendendo l'accordo interconfederale del 23 luglio 2007 firmato da tutti i sindacati e associazioni imprenditoriali, poiché era intollerabile che la legge aborrita venisse lasciata intatta, decise di abrogarne la previsione dello staff leasing, ovvero di una forma di organizzazione del lavoro che prevede un rapporto stabile, a tempo indeterminato, con applicazione dell'articolo 18 dello Statuto. Naturalmente, il fenomeno del precariato non ne fu minimamente scalfito. Coll'individuare nella legge Biagi una delle cause principali di quel fenomeno, la vecchia sinistra ha clamorosamente sbagliato il bersaglio.

E tuttavia nei suoi documenti ancora oggi ritorna immancabilmente la bolsa rivendicazione rituale che l’odiatissima legge venga abrogata (salvo evitare di chiamarla col suo nome, perché "Marco Biagi era persona troppo perbene": i suoi detrattori la indicano sempre come "legge 30"). La demonizzazione faziosa da sinistra offre su di un piatto d'argento al centrodestra l'opportunità di fare del giuslavorista bolognese la propria bandiera. Non importa che lo stesso centrodestra abbia fin qui dimenticato tutta la parte del suo progetto riguardante gli ammortizzatori sociali; né che abbia clamorosamente archiviato, con le dichiarazioni dei ministri Tremonti e Sacconi, l'intero discorso di Marco Biagi sulla necessità di superare il dualismo del nostro mercato del lavoro, anche allineando la nostra disciplina dei licenziamenti per i nuovi rapporti di lavoro ai migliori modelli europei. Quel che conta è che lo si possa indicare quale ispiratore di tutto ciò che il governo propone e impone in materia di lavoro. Come è avvenuto ultimamente con la nuova norma sull’arbitrato nelle controversie di lavoro (così mal scritta, che il giorno dopo la sua approvazione Cisl, Uil, Ugl, Confindustria e Confcommercio si sono affrettate ad avvertire che la sua utilizzazione dovrà essere drasticamente delimitata e corretta attraverso la contrattazione collettiva).

Marco, certo, era un paladino del rilancio dell'arbitrato; ma attribuirgli la paternità di questo pasticcio dovuto a imperizia tecnica, di cui egli non ha alcuna responsabilità, non onora certo la sua memoria. E non aiuta a svelenire il dibattito sulla sua eredità. A ben vedere, il grande merito di Marco Biagi è consistito nella sua capacità di guardare al nostro sistema delle relazioni industriali con un occhio attento alla comparazione internazionale e profondamente libero da conformismi vecchi e nuovi. È troppo chiedere che nell’ottavo anniversario del suo assassinio ci fermiamo tutti almeno un giorno per cercare di recuperare quell’apertura di orizzonti e quella libertà?

Autore: Pietro Ichino

Fonte: Corriere.it del 19 marzo 2009

martedì 16 marzo 2010

Sopravvivere alla precarietà o sopravvivere alle dichiarazioni di Tiraboschi ? - Luc@



Sul sito "Economia e società" (http://www.economiaesocieta.org/Videogallery/Diretta_2010/Il_convegno_in_diretta.kl) è ancora possibile leggere le domande inviate ai partecipanti dell'incontro sul precariato "Sopravvivere alla precarietà" di lunedì 15 marzo presso l'università Bocconi: molte di queste domande erano rivolte al professor Michele Tiraboschi, le cui comparsate a questi convegni suscitano sempre parecchi interrogativi e destano incredulità nel pubblico...

L'incontro è durato circa due ore,
è stato introdotto dal professor Tito Boeri, il quale ha dato informazioni interessanti e decisamente preoccupanti.
Ha ricordato che l'attuale tasso di disoccupazione si aggira sull' 8,6 % (senza cassa integrazione si aggirerebbe al 10,7 %).
Inoltre ha messo in evidenza i seguenti dati:
- circa 800.000 posti di lavoro sono coinvolti nella crisi.
- la categoria dei precari non è rappresentata dal punto di vista sindacale rispetto ai dipendenti e ai pensionati.
- il salario di un precario è mediamente più basso del 25% rispetto a quello di un dipendente (tralasciando bonus, ticket, tredicesime ed eventuali quattordicesime)
- un precario può perdere il posto di lavoro fino ad otto volte più facilmente che un lavoratore dipendente.
- solo quattro precari su 100 ricevono sussidi per la disoccupazione.
- la categoria rischia di percepire pensioni più basse del 30% rispetto ad un dipendente.

Per uscire da questa situazione il professor Boeri ha proposto l'introduzione delle seguenti misure:
-rivisitazione minimi salariali
-incentivazione all'uso del contratto a tempo indeterminato
-introduzione sussidio unico di disoccupazione

Ha poi preso la parola la giornalista Fiorella Kostoris che ha ricordato alcune cifre che possono arrivare a farci avere un idea del numero di precari presenti nel nostro paese al 2009: dovremmo essere circa 2.500.000.
Non male...

Il Ministro Sacconi è stato invitato ma non si è presentato, e di ciò lo ringrazio personalmente.

Al suo posto avevamo appunto il "sacconiano" (non nel senso di emule di Arrigo Sacchi ahimè) Michele Tiraboschi, persona che ho avuto già modo di ascoltare durante un incontro organizzato nel 2009 a Milano e che mi sembra del tutto distante dalla realtà del mondo del precariato, nonostante abbia ricoperto un ruolo di primo livello nella fondazione Biagi (della quale non è più vice presidente) .
Il professor Tiraboschi ha da sempre elogiato la flessibilità, attribuendo a questo strumento il merito di aver abbassato il lavoro in nero
(forse bisognerebbe ricordargli che fare "i dipendenti a progetto" ricevendo meno contributi rispetto ai colleghi assunti non è propriamente corretto).
Ha ricordato che le aziende devono puntare sulla formazione (poco importa il fatto che non sei assunto non ti formano a priori) e che i lavoratori a progetto sono pagati tutto sommato in maniera equa etc etc.

Per fortuna il bravissimo giornalista Dario Di Vico è più volte intervenuto per correggere i dati forniti dal Professore Tiraboschi
(mi fa sorridere che le dichiarazioni di questo illustre professore vengano sempre corrette dal giornalista presente, sia il Di Vico o il Gad Lerner di turno e suscitino spesso ilarità tra i ragazzi del pubblico).

Non ho potuto intervenire durante l'incontro, purtroppo non ero nelle primissime file e pazienza se ho alle spalle dieci anni di esperienze di lavoro in nero, a progetto, a partita iva.

Concludo dicendo che apprezzo si stia continuando a parlare del tema, occasioni di confronto di questo tipo dovrebbero avere cadenza annuale.

Vorrei solo fare un appunto a chi organizza questi incontri: invitate sul palco un precario, uno di noi.
Non siamo mai rappresentati in questi incontri: almeno abbiate la pazienza, qualche volta, di ascoltarci e di dare a noi precari la possibilità di raccontare la nostra esperienza.
Credo che il nostro punto di vista potrebbe essere interessante...

Luca

lunedì 15 marzo 2010

Incontro presso università Bocconi "Sopravvivere alla flessibilità"


Precari, dualismo del mercato del lavoro, contratto unico. Di questo si discuterà con Boeri, Kostoris e Tiraboschi lunedì 15 marzo a Economia e società aperta.

Dal 2007 a oggi, la disoccupazione in Italia è salita dal 6,1% all’8,6%. Due punti percentuali e mezzo in linea con quanto poteva essere previsto alla luce dell’andamento del prodotto interno lordo. Però, “aggiungendo a questi numeri i lavori a tempo pieno equivalenti alle ore erogate di cassa integrazione, il tasso di disoccupazione salirebbe al 10,7%”, spiega Tito Boeri, ordinario di economia del lavoro alla Bocconi e relatore di “Disoccupati e precari: e se diventano una categoria?”, il terzo incontro di Economia e società aperta, in programma lunedì 15 marzo presso la nuova aula magna Bocconi. Con Boeri discuteranno di mercato del lavoro duale e possibili via d’uscita Fiorella Kostoris, ordinario di economia alla Sapienza e Michele Tiraboschi, ordinario di diritto del lavoro a Modena, moderati dal giornalista del Corriere Dario Di Vico.

“Dall’inizio della recessione sono stati distrutti quasi 800 mila posti di lavoro e in quattro casi su cinque si tratta di lavoratori duali”, sottolinea Boeri. Questi ultimi, i precari, sono soprattutto giovani e poco assistiti dallo stato: sempre dal 2007, secondo Boeri, la disoccupazione giovanile è aumentata di dieci punti, salendo al 27%, mentre meno del 4% dei disoccupati con meno di 30 anni “riceve sussidi di disoccupazione e indennità di mobilità”. Il precario, “o meglio, lavoratore duale, in quanto vittima di un dualismo del mercato del lavoro che tutela il tempo determinato e non le forme contrattuali flessibili”, guadagna il 25% in meno a parità di condizioni e rischia otto volte di più il posto di lavoro.

Su una possibile exit strategy da questa situazione di dualismo contrattuale, e dalle conseguenze che esso genera, Boeri è chiaro: “Innanzitutto, deve cambiare la fase di inserimento nel mercato del lavoro: ci sono diverse proposte volte a conciliare la flessibilità richiesta dai datori di lavoro con le esigenze di stabilità dei dipendenti con un contratto unico a tutele progressive”. In secondo luogo, sulle retribuzioni, “potrebbero anche avere effetti positivi sull’occupazione un salario minimo orario e soglie minime di reddito per chi vuole assumere con contratti flessibili”. Infine, va decisamente rivisto il sistema degli ammortizzatori sociali: “Si può pensare a un sussidio unico di disoccupazione con regole di accesso uguali per tutti. Costerebbe meno degli strumenti in deroga oggi vigenti”.

La partecipazione è gratuita previa iscrizione al sito: http://www.economiaesocieta.org/News/Sopravvivere_alla_flessibilita.kl

Io ci sarò...

giovedì 4 marzo 2010

Verso le elezioni... con ottimismo ! - Luc@



E dire che la notizia di questi giorni (http://www.corriere.it/politica/10_marzo_03/arbitrato-norma-statuto_d06947c6-26f6-11df-b168-00144f02aabe.shtml) l'introduzione dell'arbitro per i licenziamenti) non lascia presagire nulla di buono.

O magari sono io ad essere troppo prevenuto...


Di certo i lavoratori della ex-Atesia non staranno facendo sonni tranquilli
(http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/caso_atesia_nel_collegato-2496140/).