mercoledì 30 giugno 2010

Lavoro a Milano: qualcuno assume ? - intervento su forum Vivimilano



Riporto gli interventi della discussione da me postata sul blog di Vivimilano lunedì 28 giugno.

Lavoro a Milano: qualcuno assume?

Buon pomeriggio a tutti. Volevo chiedervi un parere, premesso che sappiamo tutti che è un momento difficilissimo dal punto di vista lavorativo, ma desideravo comunque provare a sollevare la questione "lavoro" (l'ho già fatto in passato ma è anche un modo per tastare il terreno).
Il sottoscritto a 31 anni ha la fortuna, anche se con l'ennesimo contratto a progetto, di avere un'occupazione in abito tecnico-informatico.
Nel cercare un impiego più stabile (ma esiste ancora?) sabato ho quasi buttato via una giornata in una sala riunioni di un hotel dove un gruppo di individui cercava di convincermi a vendere degli impianti fotovoltaici (settore molto interessante a dire il vero) proponendomi provvigioni ridicole e di pagarmi i loro corsi di formazione man mano che avrei proseguito la carriera in azienda (e per fortuna che il lavoratore è al centro della loro azienda).
A parte offerte commerciali (se vendi ti pago, altrimenti nulla) quali sono le vostre esperienze? Capita sempre più spesso di inviare curriculum e di non ottenere risposta.
Le posizioni a "progetto", "partita iva" e "agenti" predominano il mercato...
Siamo destinati a rimanere precari a vita ?

Inviato da: Ela il Lunedì, 28 Giugno 2010

si

Inviato da: silvi50 il Lunedì, 28 Giugno 2010

moriremo precari, precariamente sepolti!

Inviato da: Coetaneo il Lunedì, 28 Giugno 2010

"improvvisare, adattarsi, raggiungere lo scopo!" diceva Gunny Highway. I tempi sono incerti e la soluzione te la devi trovare con le tue forze. Forza ragazzo!


Inviato da: pongo il Lunedì, 28 Giugno 2010

assolutamente si, solo che il termine precario sarà stato abolito e si dirà invece "morire flessibile ( e ringrazia il cielo che ti ho fatto lavorare per un pugno di fagioli)"


Inviato da: Frodo il Lunedì, 28 Giugno 2010

Molto dura, soprattutto nel settore che ti sei scelto.
Di annunci ne trovi a iosa, ma si tratta sempre si contratti a progetto.
Poi poco conta se in realtà non esiste nessun progetto e svolgi l'attività tipica di un dipendente, con annessi e connessi.
L'informatica poi, tutti sono informatici.
Nella mia carriera ho lavorato con informatici che fino a poco prima facevano i maniscalchi, i macellai, comparse in film hard, gli idraulici, i panettieri.
Qualcuno di questi era bravo, ma è indice di quale serietà c'è nel settore.
Ogni tanto spunta qualche azienda che assume, ma quasi tutte anche per profili con esperienza passano dall'interinale, costringendo chi ancora ha un contratto indeterminato a fare il salto nel vuoto con la promessa che dopo due mesi ci sarebbe la possibilità d'assunzione.


Inviato da: obiettivo il Lunedì, 28 Giugno 2010

I contratti a tempo indeterminato sono sempre piú rari, ancora prima é complicato anche cambiare lavoro, e quando é possibile cambiare ció accade piú per passaparola o conoscenze che per il fatto di aver inviato un cv.
Re: Lavoro a Milano: qualcuno assume?

Inviato da: AndreaS il Martedì, 29 Giugno 2010

So già che sarò sommerso di insulti: ma purtroppo è altrettanto vero che oggi è molto molto difficile trovare qualcuno che abbia voglia di lavorare, voglia di impegnarsi. Qualcuno che non consideri il lavoro e l'azienda che lo assume solamente come un qualcosa da "sfruttare".
Forse sono sfortunato, ma io continuo a vedere sempre più persone che sono concentrate solo a trovare il modo migliore per passare il tempo sul lavoro con l'obiettivo principale di portare a casa lo stipendio facendo il meno possibile e assumendosi meno responsabilità possibili.


Inviato da: JB il Martedì, 29 Giugno 2010

Tra qualche ora consegnerò la lettera di dimissioni. Lascio un lavoro a tempo indeterminato per un co co pro.
Call me stupid. :-D


Inviato da: Wolf il Martedì, 29 Giugno 2010

Concordo con AndreaS: poca voglia di lavorare in giro.


Inviato da: Gianmarco il Martedì, 29 Giugno 2010

Un po' di lavoro c'è sempre. Se ti accontenti di guadagnare tra €3 / €5 all'ora, garantendo massima disponibilità giornaliera, del tipo lavori 2 ore in una parte di Milano, e poi magari 3 dalla parte opposta. Se non ti dispiace passare le notti, i weekend ed i festivi al lavoro invece che con la tua famiglia. Se vuoi regalare tempo in piu' al lavoro perché tanto te lo dicono al colloquio che gli straordinari li farai ma non verranno pagati, ma solo segnati come tempo libero da usufruire nel futuro (forse). Se non ti va di mangiare come gli altri perché tanto la pausa pranzo non esiste ed il buono pasto te lo sogni. Se ti va fare lavori che in alcuni casi ti faranno sorgere la domanda:"Ma che c... di lavoro è?" Se ti va di essere piallato ad ogni scadenza di contratto senza vedere mai lo stipendio salire e di cambiare mille volte azienda pur essendo sempre la stessa rigeneratasi sotto altra forma. Se ti va tutto questo allora il lavoro c'è. Saluti


Inviato da: bd il Martedì, 29 Giugno 2010

Quello che dice AndreaS è un'altra delle conseguenze della legge Biagi-Maroni. Perchè lavorare se ci sono altri che sono chiamati apposta per farlo? E così il posto fisso si è trasformato in un salarificio. Mentre la proletarizzazione dei precari peggiora di mese in mese!


Inviato da: Chobin73 il Martedì, 29 Giugno 2010

Il settore ICT in Italia è talmente poco sviluppato che una persona veramente dotata di competenze, con un discreto bagaglio esperienziale ed un minimo di capacità di gestione aziendale è in grado di mettere in piedi la sua aziendina di servizi IT. Bisogna solo mettersi nell'ordine di idee che i grossi centri elaborazione dati aziendali dove trovare lavoro a tempo indeterminato saranno sempre meno diffusi e le professionalità che verranno più richieste saranno di tipo organizzativo/progettuale/manageriale.
Ergo: passare meno tempo a pigiare tasti e passarne di più a ragionare sui processi aziendali e la loro automazione.


Inviato da: Ortica il Martedì, 29 Giugno 2010

Eh si AndreaS,
anche io non mi capacito del perchè la gente non sbavi per un posto di lavoro di 3 mesi + eventuali rinnovi, ma solo se mi fai dello straordinario gratuito e tenendo conto che alle ferie non ne hai diritto. Ma quali ferie fannullone, la dedizione al lavoro innanzitutto.
Si si, è il dipendente che considera l'azienda da sfruttare.
Ma poi queste larve umane che insistono nel voler essere pagate per assumersi responsabilità che il più delle volte vanno al di la delle loro competenze.
Eh, ma c'è la crisi, bisogna tirare la cinghia...sulla schiena dei dipendenti, che lavorino un po' di più che altrimenti li mettiamo in cassa integrazione, ma solo quelli che non mi vogliono comunque venire lo stesso a lavorare in nero, come sguatteri sul mio yacht.


Inviato da: AndreaS il Martedì, 29 Giugno 2010

@Ortica
Generalizzare è sempre pericoloso e mi rendo conto di averlo fatto io per primo, ma non bisogna confondere le grandi realtà che usano e abusano strumenti quali la cassa integrazione, oppure che si "dilettano" in cessioni di rami d'azienda, oppure ancora in delocalizzazioni con le piccole aziende.
Esistono centinaia (e alcune decine le conosco personalmente) di piccole aziende nelle quali spesso i titolari non solo non hanno barche / ville ... ecc, ma sono i primi a rinunciare allo stipendio per poter continuare a pagare i propri dipendenti.
Peccato che siano le stesse aziende che si aspetterebbero da parte dei dipendenti non che questi vogliano farsi sfruttare, ma semplicemente che vogliano lavorare, che abbiano un minimo di iniziativa e di senso di responsabilità, invece non appena il "sciur padrone" volta le spalle ... beh ogni scusa è buona per farsi i fatti propri se non peggio


Inviato da: bd il Martedì, 29 Giugno 2010

AndreaS i casi che evidenzi tu sono particolari, lo riconosco. Ma bisogna anche capire che un 30enne che per un anno sente il fallimento sul collo, che conosce a menadito la situazione dell'aziendina in cui lavora e la fine che farà, se la sera non piange per il titolare ma al limite per il suo di destino...io non lo condanno.
L'abnegazione è una gran cosa, da una parte va data, ma dall'altra va anche giustificata. Quando tutto crolla, e nessuno ci crede più...è dura. E la crisi della piccola impresa è datata forse addirittura 2005. Pare chiaro che non ne usciremo in questo mondo.


Inviato da: Ortica il Martedì, 29 Giugno 2010

AndreaS, non metto in dubbio che esistano realtà simili, ma non sono certo molte.
insomma, tutti questi benefattori in giro io non li vedo.
Se possono permettersi di non percepire lo stipendio per qualche tempo non stanno poi così male, io se non lo prendessi non dico "qualche", ma anche "un" solo mese sarei già a rischio povertà, del tipo carrello del supermercato con i vestiti dentro.
Comunque è vero che c'è un'attenzione ed un attaccamento diverso verso l'azienda che ti stipendia diverso da prima.
Anche adesso ad esempio, mentre scrivo questo, sto ricevendo lo stipendio. Ma il lavoro che faccio ha dei tempi morti e me lo permette, in compenso sono reperibile quasi sempre a gratis a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Non so proprio chi ci guadagna.


Inviato da: martina il Martedì, 29 Giugno 2010

io non ho mai sfruttato il mio datore di lavoro,purtroppo è sempre successo il contrario.


Inviato da: Leo55 il Martedì, 29 Giugno 2010

Credo di essere sempre stato un precario, ho sempre lavorato in proprio come artigiano; ho sempre pagato le tasse, tutte, infatti non mi sono arricchito, talvolta il lavoro bisognava cercarselo, col passaparola e piccole pubblicità, per anni non mi sono concesso le "ferie" così come le si conoscono dai media; ho provato ad assumere ragazzi per insegnargli il mestiere e per allargare il mio giro, dopo tre mesi cominciavano le assenze e poi smettevano, non ho mai chiesto loro più delle 8 ore per 5 giorni alla settimana e lo stipendio era quello previsto dai cc.nn. pubblicati in Camera di Commercio.
Che dire, da precario ho fatto studiare i figli e gli ho pagato il viaggio di andata dopo la laurea, le mie rinunce mi hanno ripagato, continuo a non trovare apprendisti.
Leo55


Inviato da: bd il Martedì, 29 Giugno 2010

Leo forse ti ha salvato il fatto di "possedere" il tuo lavoro, esserne il padrone. Mettiamo che a fine mese la tua situazione fosse uguale a quella dei tuoi dipendenti. Tu avevi un vantaggio psicologico. Insomma è come paragonare l'attenzione alla propria auto rispetto a quella degli altri!


Inviato da: jasmine il Martedì, 29 Giugno 2010

Io volevo cambiare lavoro, per migliorare la mia professionalità e trovare un posto più stimolante, ma....partivo da un contratto a tempo indeterminato e non potevo permettermi di rinunciarvi per un contratto più precario.Adesso sono anche sposata e la mia nuova condizione è ovviamente molto temuta dai datori di lavoro..insomma ho smesso di cercare e sto dove sono. Per rispondere al tuo quesito, a Milano secondo me il lavoro c'è ma il posto fisso è un miraggio, riservato a chi davvero eccelle nel suo settore.


Inviato da: Paolo il Mercoledì, 30 Giugno 2010

No, ragzzi, diciamocelo chiaro. Il lavoro non c'è non perchè di lavor
o in assoluto non ce ne si, a Milano (un po' meno forse sì ma non siamo poi così in basso). E' che ormai fare contratti a progetto o occasionali è diventata una moda del tutto illegale ma di fatto l'orribile legge Biagi ha avuto questo effetto, un effetto - a mio parere -voluto. State attenti e non abbiate pauraa di fare causa al vostro datore di lavoro, anche in più di un lavoratore. La legge, se il co.co.pro o la collaaborazione non sono regolari (l'80% dei casi) vi tutela e potete recuperare un po' dei soldi che questo Paese di furbetti vi toglie. Siamo noi lavoratori che dobbiamo agire contro, e farlo in tanti, non dobbiamo aspettare unaa loro mossa o passo falso.


Inviato da: bd il Mercoledì, 30 Giugno 2010

no jasmine. Riservato a chi ha almeno 30-40 anni. Se tutti eccellessero non esisterebbe nemmeno il posto precario. Non sarebbe semplicemente mai nato.
Re: Lavoro a Milano: qualcuno assume?

Inviato da: omar il Mercoledì, 30 Giugno 2010

NO leo55, credi male!
tu non sei stato/sei un precario! sei un artigiano, un libero professionista, che quando rinuncia alle ferie, lo fa per far crescere un'azienda che è sua e rimarrà ai suoi figli (è un valore aggiunto rispetto agli straordinari).


Inviato da: aulaguide.net il Mercoledì, 30 Giugno 2010

Ancora per Leo55:
non sei l'unico a sbagliarti, ma tu sei in buona fede.
Pensa che anche il mio ex-direttore, libero professionista, ama definirsi "l'ultimo dei precari" perchè il suo è un contratto a termine (mandato di 4 anni).
Questo manager milanese (il cui stipendio+premiorisultato ingloba l'incertezza del rinnovo) ha ricevuto pure il PREMIO LOMBARDIA PER IL LAVORO 2009... nello stesso anno in cui ha eliminato i 60 falsi cocopro che l'hanno denunciato!!
Non posso scrivere il nome perchè il regolamento-moderatore non lo consente.
Omar

Presentazione libro












Questa sera, 30/6 alle 18.30 alla Fnac di via Torino verrà presentato il libro "Iolavorointivù" di Mauro Garofalo (Alacràn Edizioni) e il fumetto «Interferenza» di Bruno Letizia ispirato al libro.
Fnac - via Torino ang. via Palla - Milano

Fonte: http://milano.corriere.it/milano/notizie/arte_e_cultura/10_giugno_30/Oliva-tele-diario-1703295294252.shtml

martedì 29 giugno 2010

La Cgil (forse) più vicina ai pecari - Luc@












Si potrà dire "finalmente!".
Susanna Camusso, futura leader della Cgil ha annunciato in un intervista sul Corriere di venerdì 25 giugno di voler impegnarsi maggiormente per i lavoratori precari(stimati in circa 2.500.000 al 2009).

Tra le misure che il sindacato ha intenzione di intraprendere ricordo la richiesta al governo di sgravi fiscali per 30 milioni di euro in due anni e un piano straordinario di ispezioni contro le aziende che non rispettano leggi e contratti.

Particolare attenzione è rivolta ai call center (proprio ieri lunedì 28 giugno si è tenuta a Roma alla presenza delle sigle Slc, Fistel-Cisl, Uilcom, Assocontact ma non un rappresentante del governo l'assemblea nazionale dei quadri e dei delegati dei call center in outsourcing): come disincentivo al precariato verrà chiesto che i committenti non possano presentarsi alle gare d'appalto con offerte che scendano sotto il minimo di retribuzione previsto dal contratto nazionale delle telecomunicazioni (16 euro l'ora + 1 euro per la sicurezza).

Obbiettivo altrettanto importante è anche quello di voler salvaguardare l'occupazione come condizione per poter accedere ad agevolazioni fiscali.

In cambio i lavoratori potranno mostrarsi disponibili a flessibilità aggiuntive per andare in contro alle esigenze delle aziende.

Fonte: Corriere della Sera Economia del 28/6 (rubrica a cura di Enrico Marro)

giovedì 24 giugno 2010

L'adagio «I lavoratori dipendenti pagano le tasse, gli autonomi evadono» - Luc@



Mentre il tema della imposte versate dai lavoratori dipendenti o da quelli autonomi è oggetto della lettera del signor Marco Saverio Weiss sul Corriere di oggi mercoledì 24 giugno (http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/10_Giugno_24/Dipendenti-e-autonomi_99b97338-7f50-11df-a8d7-00144f02aabe.shtml), vorrei che si accendessero i riflettori sul tema della mancate imposte versate dalle aziende alle centinaia di migliaia di "lavoratori a progetto" che sono a tutti gli effetti "dipendenti" delle rispettive aziende.
Quanto risparmiano le aziende e quanto meno viene in tasca al "lavoratore dipendente a progetto"(come il sottoscritto) oltre alle eventuali tredicesime o quattordicesime non percepite, i tickets e gli eventuali benefits sui quali i colleghi assunti possono eventualmente contare ?
Ma lo Stato e l'Inps non hanno interesse a far emergere le somme non corrisposte ?
Confindustria e la varie associazioni perché non si impegnano a firmare un intesa che limiti l'uso dei contratti a progetto intesi come alternativa ai lavoro subordinato ?
Evidentemente al Governo sono troppo impegnati a garantire un lauto stipendio a neoeletto ministro Brancher. E oggi abbiamo intuito il perché.
Gli è stato conferito quest'incarico: si avvarrà del legittimo impedimento per un processo che lo vede imputato!

lunedì 14 giugno 2010

Flessibilità, arma per crescere. Ma di quale flessibilità parliamo ? - Luc@




Mi avrebbe fatto piacere partecipare all'annuale assemblea di AssoLoambarda che si è tenuta questa mattina presso l'auditorium Verdi di Milano
(http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_giugno_14/Querze-assolombarda-chiede-svolta-senza-tabu-1703193867176.shtml).

La convention si è aperta sulle note di Bob Dylan
volute dal suo presidente, Alberto Meomartini.
I versi del cantante sono stati scelti per ammonire Milano e il Paese rispetto alla necessità del "cambiamento".
Un "cambiamento" necessario e che, udite udite, deve far perno sulla
"flessibilità" che è diventata un imperativo categorico se si vuole competere con qualche chance in un mondo globalizzato.

Viene da chiedersi cosa si intende per flessibilità.
A ben pensare si potrebbe interpretare la parola flessibilità come "orari più morbidi e aperti, aperture di esercizi commerciali meno vincolate e meno rigide, un approccio più flessibile da parte delle istituzioni nei confronti delle aziende e dei piccoli".
Spero che non si voglia invece estendere la flessibilità ai giovani lavoratori o alle nuove leve: di lavoratori precari a finti progetti
che lavorano per la maggior parte otto ore al giorno senza avere riconosciuti i contributi e i diritti dei loro stessi colleghi iniziamo ad averne fin troppi.

Ecco, vorrei che ci spiegassero di quale flessibilità intendono avvalersi per far ripartire l'economia.

Non mancherò di aggiornarvi sui futuri sviluppi.