giovedì 22 luglio 2010

Mi sento una dei vinti di Verga - post dalla rete

Ciao Beppe (Severgnini ndr),
ho aiutato un'amica a preparare una tesina bellissima per la maturità: la condizione femminile a cavallo tra Ottocanto e Novecento. Abbiamo ragionato sui personaggi femminili di Verga, il movimento delle suffragette, le stiratrici dei dipinti di Degas, la tragedia della Triangle Waist Company e l'errato collegamento alla festa della donna. Un lavoro di ricerca appassionante.
Dopo due lauree in lettere con 110 e lode e un premio di laurea; dopo essere stata considerata una dei 600 migliori neo-laureati dal ministero della Gioventù, selezionata per il Global Village Campus (di tutto l'incenso cosparso sui nostri capi è rimasto solo il fumo); dopo un anno e mezzo trascorso fra tirocini non retribuiti e colloqui inconcludenti con aziende prestigiose, oggi finalmente una piccola-media impresa mi propone un contratto di apprendistato nell'ambito del «Contratto collettivo nazionale di lavoro per gli addetti all’industria della gomma cavi elettrici e affini e all’industria delle materie plastiche». Area commerciale e logistica, inquadramento nel livello H corrispondente alla posizione di CARRELLISTA.
Con tutto il rispetto per la categoria, leggendone il testo sono scoppiata a piangere, sopraffatta da un bruciante senso di sconfitta. Mi sento una dei vinti di Verga, travolta dalla fiumana di una crisi che fa annaspare troppi giovani in gamba e volenterosi come me (scusa l'immodestia, ma è per tirare su il morale). Inutile sperare di trovare impiego in una casa editrice, come mi piacerebbe davvero? Non riesco a rassegnarmi del tutto. Però per ora la letteratura è solo un «vizio» privato.

Chiara De Leonardis
fonte: blog Italians

mercoledì 14 luglio 2010

Parcoursatypique.com - articolo



Il sito francese parcoursatypique.com favorisce le persone in cerca di un impiego, la cui esperienza personale esce dall’ordinario.

L’arma vincente è la combinazione tra lo stile di comportamento caratterizzato da affabilità e la capacità di destreggiarsi in ogni evenienza, adattandosi a diverse situazioni e a diversi tipi di interlocutore. In due parole “savoir-faire” e “savoir-être”. Thomas Grimaux, fondatore del sito internet, preferisce “rendere la ricerca di un impiego maggiormente incentrata sulle competenze umane”. Detto in altri termini, intende favorire “l’aspetto qualitativo”.

L’imprenditore del Net ha avuto l’idea di creare questo spazio dopo una serie di insuccessi durante la sua ricerca di un lavoro. Secondo la sua esperienza, i Curriculum Vitae non consentono ai responsabili delle assunzioni di farsi esattamente un’idea della personalità dei candidati, e non dovrebbero comunque essere il solo elemento di selezione.

Thomas Grimaux è certo che “un percorso non lineare non è sempre sinonimo di un handicap, e può essere inteso come un vantaggio per l’addetto all’ufficio delle risorse umane. Una persona che è sopravvissuta ad un cancro ha sviluppato maggiori capacità di resistenza allo stress. Una donna che ha appena terminato il suo congedo per maternità è più motivata nella ripresa del lavoro.” Preoccupati di ridurre i rischi di discriminazione nei confronti dei candidati, questi sono invitati a restare nell’anonimato.

Privilegiare gli aspetti qualitativi

Parcourstypique.com si vede anche protagonista nella creazione del concetto di coefficienti. Al momento dell’iscrizione, il candidato deve inserire in una scala gerarchica le qualità che intende fare notare nella propria personalità. La scelta si snoda in sei campi ben distinti: percorso e diploma, qualità umane e professionali, attuale posizione ricoperta, settore richiesto, lingue straniere parlate e conoscenze informatiche.

Dopo questa tappa, le principali caratteristiche del candidato appaiono in evidenza in una serie di parole chiave direttamente sulla pagina del profilo professionale. I principali obiettivi del sito restano l’originalità e la capacità di sapersi distinguere.

Anche se l’utilizzo del sito potrebbe apparire difficoltoso, oltre al fatto che sarebbe ancora tempestivo cercare di valutare i risultati del numero di assunzioni andate a buon fine, parcourstypique.com resta sicuramente tra le iniziative più utili per cercare di cambiare la mentalità e i modi di reclutamento del personale.

Fonti: ilDemocratico.com e La Croix, di Stéphanie Bitan

mercoledì 7 luglio 2010

Giovani carini e precari : i nuovi stereotipi da cinema - articolo dalla rete


Dalla generazione Mtv a quella dei 1000 euro

Chi si ricorda di Giovani carini e disoccupati? Nel 1994, poco meno di due decenni fa, Ben Stiller esordiva dietro la macchina da presa per fotografare la cosiddetta generazione Mtv con un pizzico di cinismo e una buona dose di romanticismo. La commedia che vedeva duettare con disinvoltura e credibilità Winona Ryder ed Ethan Hawke raccontava le sorti di un gruppo di neolaureati alle prese con tutta una serie di problemi – economici, d'amore, esistenziali. Intorno alla coppia protagonista, vittima d'incomprensioni e frustrazioni, ruotavano personaggi minori ma non meno incisivi che rappresentavano le varie sfaccettature della precarietà giovanile. Nell'era del grunge La realtà morde – traduzione del titolo originale del film di Ben Stiller – faceva da apripista a un cinema attento alle problematiche dei neolaureati utilizzando un linguaggio comprensibile, situazioni in cui era possibile immedesimarsi e una colonna sonora azzeccata. Anche in Italia si è dato spazio al tema del precariato con film come Santa Maradona, Tutta la vita davanti e Generazione mille euro, commedie capaci nel loro piccolo di raccontare una realtà mordente con la leggerezza intrinseca del genere.

Giovani carini e innamorati
Sedici anni dopo l'uscita di Giovani carini e disoccupati la disegnatrice, animatrice e regista Vicky Jenson (Shrek, Shark Tale) ripropone il modello del film di Stiller per raccontare la storia di Ryden Malby, giovane neolaureata con il sogno di diventare editor. Estremamente leggero nell'affrontare l'argomento della precarietà e più interessato a spingere l'acceleratore verso un happy ending romantico, Laureata... e adesso? è una commedia d'amore che sfrutta il limbo post-laurea e l'ansia di trovare un lavoro per semplici scopi narrativi. D'altronde Vicky Jenson ha deciso di dirigere il film perché ispirata dal messaggio, ossia "avere un obiettivo nella vita è grandioso, ma non bisogna mai lasciare che ci faccia mettere da parte la famiglia e gli affetti".

Dalla laurea all'amore
Parte del divertimento di Laureata... e adesso? è dato dalla semi-disfunzionalità della famiglia Malby. Nell'universo di Ryden (Alexis Bledel) si muovono rumorosamente Hunter (Bobby Coleman), il fratellino che ama leccare la testa dei suoi compagni di scuola, l'ipocondriaca nonna Maureen (Carol Burnett), la madre Carmella (la star di Glee, Jane Lynch) e il bizzarro papà Walter (un Michael Keaton in vena di gag). Quanto all'amore, invece, quello è rappresentato dall'amico d'infanzia Adam (Zach Gilford), neolaureato indeciso se intraprendere la carriera di musicista o di avvocato, che quando canta dal palco di un locale una canzone dedicata a lei ricorda tanto l'Ethan Hawke arrabbiato e disilluso di Giovani carini e disoccupati.

Fonti: Corriere.it e Mymovies.it

Disoccupazione : record storico e agli ultimi posti per i salari - articolo da Repubblica.it


PARIGI - "Senza lavoro l'8,7%: a fine 2007 il livello era al minimo da 28 anni, al 5,8%. La busta paga media a 31.462 euro contro i 37.172 della media Ocse. Nell'area 80 milioni di persone in difficoltà.Partito dal livello minimo in 28 anni del 5,8% a fine 2007, il tasso di disoccupazione nell'area Ocse è cresciuto fino al punto massimo del dopoguerra, l'8,7%, nel primo trimestre 2010, che corrisponde a 17 milioni di persone disoccupate in più". Lo afferma l'Employment outlook 2010 dell'Ocse, presentato oggi a Parigi, che sottolinea poi come questo calo del tasso di occupati sia stato di intensità differente nei vari Paesi membri, in un modo che "le differenze nella diminuzione del Pil lasciano in gran parte inspiegato".

Nel documento si ribadisce anche come i salari italiani siano agli ultimi posti tra quelli dei paesi avanzati. Nel 2008 si attestano in media a 31.462 euro (-0,1% rispetto al 2007), contro i 37.172 euro dei paesi Ocse (+0,1%) e i 37.677 dei paesi Ue (+0,5%). Dietro di noi solo Polonia (11.786 euro), Ungheria (12.462) Repubblica Ceca (13.613), Corea (20.838), Grecia (25.177) e Spagna (28.821). Nettamente meglio Stati Uniti (40.243 euro), Francia (39.241) e Germania(37.203)

"I paesi Ocse devono creare 17 milioni di nuovi posti di lavoro per tornare ai livelli precedenti la crisi, ha detto il segretario generale dell'organizzazione Angel Gurrìa. "Rudirre insieme la disoccupazione e i deficit pubblici è una sfida molto difficile, ma antrambe le cose sono necessarie. Nonostante i segni di ripresa nella maggior parte dei paesi, rimane il rischio che milioni di persone perdano contatto con il mondo del lavoro. L'alta disoccupazione non può essere accettata come una nuova normalità e bisogna adottare una strategia politica di integrazione".

Il "job gap", ha proseguito Gurrìa, varia a seconda dei paesi. Gli Stati Uniti hanno bisogno di creare 10 milioni di nuovi posti, nella piccola Irlanda ne bastano 318.000, ma è un aumento del 20%; in Spagna mancano due milioni e mezzo di posti per tornare ai livelli pre-crisi di fine 2007.

Nel complesso dell'area Ocse i disoccupati sono oggi 47 milioni. Ma aggiungendo le persone che hanno smesso di cercare lavoro o sono a part-time e vorrebbero un impiego a tempo pieno, cioè i sotto-occupati, si arriva alla stratosferica cifra di 80 milioni.

In queste condizioni, ha concluso Gurrìa, i governi devono attentamente bilanciare le politiche di consolidamento fiscale e quelle, che devono essere perseguite contemporaneamente, di aiuto alle persone in stato di necessità, che sono soprattutto i giovani e disoccupati di lungo termine. Mantenere supporti effettivi per queste categorie è "vitale" e i goversni devono resistere alla tentazione di tagliare gli aiuti e ridurre i fondi dei servizi per il reimpiego allo scopo di risparmiare nel breve termine.

E cosa succederà in Italia? L'impatto della crisi sul mercato del lavoro italiano è stato fino a oggi moderato rispetto a molti altri paesi Ocse. Tuttavia, il Rapporto sull'occupazione suggerisce un peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro nell'ultimo anno. A maggio, il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,7% in Italia, vale a dire un incremento di due punti percentuali dall'inizio della crisi, inferiore alla crescita media degli alti paesi nello stesso periodo (2,8 punti percentuali). Inoltre la ripresa dell'attività economica non porterà probabilmente a una creazione significativa di occupazione nel breve periodo: infatti, le proiezioni Ocse suggeriscono che la disoccupazione rimarrà pressoché costante sino alla fine del 2011.

La principale risposta del governo italiano alla crisi occupazionale è stata il sostegno ai redditi dei lavoratori non aventi diritto a un sussidio di disoccupazione ed, in particolare, il maggior ricorso alla cassa integrazione (Cig). Nella fase di ripresa economica è però essenziale creare incentivi adeguati alle imprese ad assumere lavoratori e quindi ridurre la disoccupazione. Il Rapporto suggerisce che, da un punto di vista internazionale, l'Italia è tuttora caratterizzata da un ordinamento del mercato del lavoro piuttosto rigido e da una mobilità del lavoro limitata. Per promuovere la produttività e una più ampia creazione di posti di lavoro, sarebbe necessaria una riforma dei contratti di lavoro, tale da rendere più efficace la riallocazione dei lavoratori nella fase di ripresa. Tuttavia, una tale strategia di riforma potrebbe generare una maggiore mobilità subita per alcuni lavoratori con contratti permanenti e si dovrebbe quindi coniugare con ulteriori sforzi nelle politiche del welfare volti a rafforzare il sostegno di reddito per i disoccupati, anche se condizionato alla disponibilità ad accettare offerte di lavoro, accompagnato da un efficace sostegno al re-impiego e compatibilmente con la necessità di preservare la sostenibilità dei conti pubblici.

fonte: Repubblica.it

lunedì 5 luglio 2010

Dopo l’invio del CV, telefonate. - post dalla rete



Pubblico la lettera del signor Ponzone,

il quale suggerisce dal Blog di Beppe Severgnini a tutti coloro che inviano un curriculum vitae di telefonare in azienda.

E' un suggerimento che non avevo mai preso in considerazione,
però provare non costa nulla vero? Potrebbe funzionare!
Dopo l’invio del CV, telefonate.



Caro Beppe, vivo da 15 anni a Londra e non solo ho assunto molte persone, ma ho anche cercato lavoro in vari periodi del mio percorso professionale. Concordo pienamente sulla difficoltà di trovare lavoro in Italia (senza raccomandazione) e della mancanza di professionalità delle aziende italiane nel rispondere a qualsiasi forma di contatto esterno.
Ma visto che sono cose che sappiamo bene, il toro va preso per le corna: inviare un CV senza fare una telefonata qualche giorno dopo per seguirlo ed assicurarsi che sia stato ricevuto dalla persona giusta, equivale a cestinarlo.
Un CV va sempre inviato ad una persona specifica, idealmente quella con cui si vuole lavorare e questa va individuata con precisione (usate centralino, segretarie, Google, sito web, amici, concorrenti - chi cerca trova). Inviare un CV ad un'azienda senza un nominativo è inutile - lo stesso vale per l'invio al reparto risorse umane, che al massimo smista i CV per i reparti interessati all'assunzione. L'assunzione viene decisa dalla persona per la quale si andrà a lavorare, non dalle risorse umane. E se si vuole ottenere un colloquio, la telefonata è essenziale. Questo insegna l'esperienza in UK. In quanto al ritornare in Italia dopo aver ottenuto un livello manageriale... credo che un'azienda italiana si spaventi un po’, poco abituata alla meritocrazia, poco adatta ad accettare un manager molto giovane rispetto agli standard italiani e con metodi troppo diversi (all'estero ci sarete arrivati prima!) - si teme di scuotere troppo il comodo equilibrio aziendale. Per cui si sceglierà in loco un candidato più malleabile, più facilmente inseribile. Il vantaggio dell'estero rimane spesso sulla carta, ahimé.

Enrico Ponzone

Lavoro e precari. Rubrica su "il Fatto quotidiano"








Vi segnalo la rubrica "lavoro e precari" del quotidiano "il Fatto quotidiano":

http://www.ilfattoquotidiano.it/category/lavoro-precari/


Potete trovarci notizie interessanti e spunti per riflessioni.

Luc@

giovedì 1 luglio 2010

Moriremo tutti precari ? - Luc@



Il tema bamboccioni-giovani- precari sta acquisendo nuovamente spazio in queste settimane su diverse testate.
Mi ha colpito la lettera della neomamma Vera Brieda nella rubrica di Unberto Galimberti sul settimanale "D" di Repubblica che ha lasciato il suo lavoro nel Nord-Est d'Italia.Mi auguro che possa aver trovato il futuro che cercava.

Vera si è preoccupata per "noi" ragazzi e ha voluto evidenziare come sempre più nella società lavorativa (e non) di oggi sembriamo essere "tutti utili ma nessuno indispensabile". Si preoccupa, giustamente, per il futuro di sua figlia.
Galimberti nel risponderle ritorna sull'argomento sottolineando il clima di deriva sociale e culturale nella quale sonno immersi i giovani di oggi.
Sempre più spesso costretti a ragionare secondo la logica del "prendere o lasciare" e visti come "coloro che potenzialmente possono erodere le ricchezze dei propri genitori" circondati dalla più totale indifferenza di chi ci governa.
Sembra proprio che chi dovrebbe legiferare per tutelarci non sappia guardare oltre il proprio palmo di naso e soprattutto oltre la propria generazione (al massimo rivolgono qualche attenzione alla propria dinastia: conoscete un figlio di un politico disoccupato o precario ?).
Diversi interrogativi se li pone anche Marina Terragni in un suo articolo apparso sabato 26 giugno sull'inserto "IO donna" del Corriere della Sera dal titolo "Ma chi ha spento la rabbia dei giovani ?". La giornalista ci ricorda che siamo stati viziati, coccolati e non ci è stato mai fatto mancare nulla (davvero) però ora ci dimostriamo rassegnati, apatici e soprattutto non "attrezzati alla lotta". Non siamo capaci di far sentire le nostre voci, se non forse nei casi più disperati.
Di certo non possiamo contare sull'apporto delle persone più anziane: stanno zitte!
Fatta eccezione per qualche genitore che si sta iniziando a porre qualche domanda. Si veda la lettera di Rosanna Falanca sul Corriere di martedì 29 giugno

(http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/10_Giugno_29/Diritti-precari_1cdb2a58-833f-11df-aec8-00144f02aabe.shtml).



I sindacati latitano (si spera nel cambio di rotta della Cgil ad opera della Camusso come accennato nel mio precedente post del 29 giugno).



Pungente la proposta di oggi sul blog Italians di Diego Mammino di un mega sciopero dei precari : peccato non sia abbia il coraggio o la forza di farlo.
Trovate la lettera a questo link: http://www.corriere.it/italians/10_giugno_30/Scioperino-a-tempo-indeterminato-tutti-gli-stagisti-e-i-precari_80be2462-8385-11df-aec8-00144f02aabe.shtml



Non volevo parafrasare Fini (che disse "moriremo tutti leghisti ?" in occasione dell'ultimo risultato elettorale della Lega) ma con l'attuale andazzo mi viene spontaneo scrivere "moriremo tutti precari ?"
No, vero ?!

Contributi e spunti da “D” di Repubblica, Io Donna Lettere al Corriere della Sera ed Italians.