lunedì 3 agosto 2009

Buoni pasto - articolo da Repubblica.it



La battaglia dei buoni pasto “Troppo poco per mangiare”


Ogni giorno li usano oltre due milioni di lavoratori, ma il loro valore è fermo da anni ed è ormai insufficiente a coprire la spesa di un pranzo. Consumatori, sindacati e pubblici esercizi chiedono al governo di intervenire con una campagna che ora è anche on line. E dal ministro Brunetta arrivano segnali d’interesse.

di PIETRO SCARNERA

Oltre due milioni di lavoratori li usano ogni giorno, eppure i buoni pasto non bastano più per un vero pranzo. E ora la Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi), insieme a sindacati e associazioni dei consumatori, chiede al governo di intervenire. La situazione al momento è questa: la quota defiscalizzata dei buoni pasto è ferma a 5,29 euro, oltre questa cifra il buono non è più considerato un “servizio sostitutivo di mensa”, quindi scattano tasse e contributi per azienda e dipendenti.

“Il tetto dei 5,29 euro – spiega il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani – non è più stato adeguato. Ma così non è stato per i costi delle materie prime e del lavoro saliti negli ultimi dieci anni rispettivamente del 28,5% e del 21,7%, producendo un incremento dei prezzi per l’intera economia del 26,2%”. Il valore esentasse dei buoni italiani è di molto inferiore a quelli europei: in Portogallo si arriva a 6,70 euro, in Francia al 7, e la Spagna ha già raggiunto il tetto dei 9 euro.

Con la crisi le richieste di un adeguamento si sono fatte più pressanti. Un aumento della quota defiscalizzata infatti farebbe crescere il potere d’acquisto dei lavoratori senza pesare sulle aziende. “Se il valore esentasse venisse elevato a dieci euro dagli attuali cinque – spiega Stoppani – questo consentirebbe ai lavoratori dipendenti con buoni pasto dal valore nominale compreso tra i 5,29 euro e i 10 euro di risparmiare complessivamente 44 milioni di imposte sul reddito, cioè circa più di 212 euro a testa”. Per sollecitare un intervento governativo si è mossa anche Day Ristoservice, una delle maggiori aziende del settore, che ha lanciato la campagna “Buono pasto a 5 euro? Non ci stiamo più”. Chi utilizza i buoni è invitato a lasciare commenti sul blog http://blog.buonopasto.it o su Facebook (clicca qui).

La battaglia, a quanto pare, comincia a dare qualche frutto. A giugno, all’assemblea degli industriali di Bologna, il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta ha affrontato il tema di come contrastare la crisi economica. “Un esempio – ha spiegato il ministro – potrebbe essere quello di detassare i buoni pasto, che vengono usati come moneta”.

Una disponibilità presa in parola dalla Fipe, che ha già calcolato quanti soldi servirebbero. “Lo Stato – spiega Stoppani – dovrebbe investire a beneficio dei cittadini una cifra variabile da poco più di 23 milioni (per un buono pasto di 7 euro) a 41 milioni di euro se il valore esentasse dovesse arrivare, come auspicabile, a 10 euro e anche oltre: cifre che, all’interno di una Finanziaria corrispondono rispettivamente allo 0,12% e allo 0,24% della manovra prevista per il 2010: cifre di normale amministrazione”.


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